Picche e ripicche (30/06/2008)

domenica 6 luglio 2008

Picche e ripicche
di Lodovico Festa


# «Lasciando credere che questi provvedimenti servano alla sicurezza, al rilancio dell’economia, alla governabilità, alla credibilità delle istituzioni. Invece se li valutiamo uno per uno con la lente di ingrandimento, interessano solo lui», dice Antonio Di Pietro all’Unità (28 giugno).
Diavolo di un Berlusca, toglie la spazzatura dalle strade di Napoli perché cerca casa a Posillipo e pensa anche di utilizzare la legge di Sacconi sulla detassazione sugli straordinari per prendere più soldi come premier.

#«Magari è uno degli ultimi spazi di parola per noi magistrati», dice Antonio Ingroia alla Repubblica (28 giugno).
Poveri magistrati, sono proprio perseguitati in modo sistematico, non solo li arrestano per i più futili motivi (con il consenso di un vile e spietato Csm che non gliene perdona una) ma arrivano fino al punto di intercettarli e di passare ai giornali poi qualsiasi frase detta in questo o quel cazzeggio, per linciarli pubblicamente.

# «Non capisco di cosa dovrebbero discutere le nostre fondazioni da tutti scambiate per correnti. Di massimi sistemi ne sono rimasti pochi», dice Vincenzo Cerami sull’Unità (25 giungo).
Di massimi sistemi ne sono rimasti pochi. E di Massimi?

#«Bonino, in Italia, è stata una rarissima femmina capace di fare della propria narrativa personale un punto di forza», dice Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera (26 giugno).
Personalmente non mi dispiacciono quei due punti di forza della narrativa personale di Mara Carfagna.

# «In tutti questi mesi il Partito democratico ha cercato di portare l’Italia fuori dal passato», dice Walter Veltroni a Europa (21 giugno).
Poi si è stufato. Adesso sono tornati al ’97. La prossima settimana contano di arrivare al ’95. Per dicembre si arriva all’88.

# «Si sa che in questi casi, lo scivolamento progressivo verso l’omologazione e il conformismo tipici del pensiero unico dipende solo in piccola parte dall’abilità demagogica di chi governa», dice Massimo Riva sull’Espresso (27 giugno).
Ci sono poi – e ci pare che li conosca bene anche Riva – quei pensieri unici che dipendono molto dalla demagogia di chi amministra. Dal Lingotto alla Cir.

# «Noi dell’Unità non abbiamo mai creduto alla favola del Cavaliere diventato buono semplicemente perché conserviamo una certa memoria del passato», dice Antonio Padellaro sull’Unità (26 giugno).
Ma che cavolo di memoria del passato ha mai un giornale fondato da un carcerato che diventa organo dei forcaioli?

# «D’altra parte le storie degli uomini si realizzano con i materiali di cui concretamente si dispone», dice Andrea Romano sul Riformista (25 giugno).
Un modo per dire: c’avete Veltroni? Tenetevelo.

# “Standard & Poor’s smentisce Alemanno: ‘Il debito si ferma a 6,9 miliardi’”, dice un titolo dell’Unità (22 giugno).
Alleluia sono 6,9 mica 7, come diceva il fascistone.

# “Canto per i piccoli snobbati dalla tivù”, dice un titolo dell’Avvenire (22 giugno).
È un articolo su Pier Ferdinando Casini? No, su Cristina D’Avena.

# «Si lamentano delle correnti a cui si affannano a iscriversi», dice Peppino Caldarola sul Riformista (21 giugno).
È la vita dei dalemiani: tra correnti e conti correnti.

# «Mi sono sentita trattata come una figurina dell’albo Panini. In quanto donna sono molto delusa», dice Sabina Ratti al Corriere della Sera (25 giugno).
E in quanto figurina?


Fonte: Tempi.it

:D

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