Obama bifronte

venerdì 16 maggio 2008

Obama bifronte
di Christian Rocca

New York. Aborto, religione e patriottismo tornano al centro della campagna elettorale di Barack Obama, ormai a un passo dalla conquista della nomination del Partito democratico contro Hillary Clinton. Uno degli aspetti più straordinari del successo di Obama è quello di essere finora riuscito, grazie al sostegno di televisioni e stampa, ad apparire in modo credibile come il nuovo messia, ma anche come il più filo abortista dei candidati in gara, come la quintessenza del sogno americano, ma anche come l’unico capace di ridicolizzare il falso patriottismo dei politici, come il più convinto a usare le armi per combattere i terroristi, ma anche come il più dialogante con i nemici.
Il caso dell’aborto e della religione è il più recente. In Kentucky, stato conservatore dove si voterà martedì, Obama distribuisce volantini ufficiali con sue foto che lo ritraggono dientro un pulpito e davanti a una gigantesca croce luminosa. Gli slogan della sua campagna, “speranza” e “cambiamento”, vengono messi in secondo piano rispetto a “faith”, fede. Il volantino riporta una frase del candidato: “La mia fede mi insegna che posso stare dentro una chiesa e pregare quanto voglio, ma non soddisferò il volere di Dio fino a quando non andrò fuori a fare il lavoro del Signore”. Sul retro, altra foto e altro slogan: “Cristiano impegnato”.
Eppure, malgrado retorica e spirito cristiano, mercoledì Obama ha ottenuto il sostegno ufficiale di una delle più importanti lobby abortiste del paese, la Naral pro choice America, scatenando una battaglia a chi dei due è più abortista con Hillary Clinton, convinta che il gruppo avrebbe appoggiato lei. Hillary ha risposto con il comunicato di un’altra organizzazione di donne, Emily’s List, e fornendo alla stampa il numero dei deputati e leader pro choice che stanno con lei.
All’inizio della corsa i due candidati erano molto più cauti sul tema, con Hillary che parlava di voler ridurre gli aborti e farli diventare “rari” e con Obama che invitava a comprendere le ragioni dei pro life. La partita per la conquista dei voti liberal alle primarie li ha resi più sbrigativi. A un comizio in Pennsylvania, Obama ha detto: “Io ho due figlie di nove e sei anni insegnerò loro prima di tutto i valori e la morale, ma se facessero un errore, non vorrei che fossero punite con un bambino”. Un concetto ribadito qualche giorno dopo durante un dibattito sulla fede organizzato dalla Cnn.
Barack Obama ha incassato il sostegno della lobby abortista dicendo di “esserne orgoglioso” e spiegando che “in questo paese esistono pochi difensori indefessi dei diritti delle donne come la Naral pro choice America: per decenni hanno lavorato nei tribunali, nelle assemblee elettive e per strada per assicurarsi che le donne avessero il diritto di scegliere: questo – ha concluso il senatore dell’Illinois – è un diritto civile fondamentale per cui mi sono battuto e che ho protetto in Illinois e a Washington e ora che è minacciato dal senatore McCain mi batterò per renderlo sicuro oggi, domani e sempre”.
La definizione di leader cristiano e l’impegno a favore del diritto all’aborto convivono in Obama, così come le sue contrastanti posizioni su patriottismo e sicurezza nazionale. Obama dice di voler parlare con tutti i nemici dell’America e, ieri, la sua campagna ha criticato duramente il discorso di George W. Bush alla Knesset, definendo “diplomazia cowboy” l’idea presidenziale di considerare “appeseament” il dialogo con i nemici. Qualche giorno fa, però, ha criticato l’ex presidente Jimmy Carter per aver incontrato Hamas e ha licenziato un suo consigliere di politica estera, Robert Malley, perché aveva fatto la stessa cosa. Inoltre, in un’intervista all’Atlantic, ha definito Hamas un’organizzazione terrorista con cui non si può e non si deve trattare.
Qualche mese fa, in tv, Obama ha detto di essersi tolto la spilletta con la bandiera americana dal bavero della giacca perché quella spilletta era diventata “un sostituto del vero patriottismo”. Nelle ultime settimane, prima saltuariamente e da quattro giorni ininterrottamente, è tornato a mettersi la spilletta. Obama ha spiegato che a volte la mette e a volte no, ma il New York Times ha raccontato che i suoi consiglieri hanno insistito molto perché la indossasse. L’obiettivo è di tenersi il sostegno pacifista e di conquistare la working class bianca che continua a preferirgli Hillary.

Fonte: Camillo

Della serie: un uomo di grandi e incrollabili ideali... che schifo! A questo punto la nomination democratica sarà data dalla scelta tra il male e il peggio. Bella prospettiva... Piuttosto si parla sempre poco di McCain, ma a questo punto spero sia lui a vincere... se non altro per rovinare la festa ai democratici!

1 Comment:

Anonimo said...

anch'io faccio il tifo per McCain....anche se sarà difficile spuntarla .....
by
saluti